È oramai un vero e proprio fenomeno la serie tv sudcoreana “Squid Game” (letteralmente: “Il gioco del calamaro”). Tanto che in pochissimo tempo è diventata la più vista al mondo su Netflix, conquistando anche il pubblico nostrano nonostante non sia ancora disponibile la versione doppiata in italiano.
Un successo quasi inaspettato, cui ha senza dubbio contribuito una trama molto avvincente. Scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, ruota intorno a un gruppo di persone (456, per l’esattezza) in difficoltà economiche che vengono reclutate da una misteriosa organizzazione per partecipare a sei giochi popolari per bambini: chi vince si porta a casa un montepremi milionario, mentre chi perde muore. Un k-drama (come vengono definite le serie coreane) che, nelle intenzioni del regista, vuole essere un’allegoria sulla società capitalistica moderna, raccontando la lotta di classe sotto forma di gioco per la sopravvivenza.
A conquistare gli spettatori, oltre a una narrazione ricca di colpi di scena, sono anche gli originali costumi e le vertiginose ambientazioni color pastello di “Squid Game”. La maggior parte della storia si svolge all’interno dell’inquietante edificio in cui sono ospitati i concorrenti.
Le sue insolite geometrie, a detta della blogger e conduttrice tv e radiofonica Daniela Collu, ricorderebbero quelle della Muralla Roja disegnata da Ricardo Bofill Levi. Un’attrazione labirintica e postmoderna a strapiombo sul mare situata a Calpe, splendida città della Costa Blanca, in Spagna, che a sua volta si ispira alla Kasbah, cittadella fortificata tipica della tradizione araba, qui rivisitata in chiave moderna.
L’isola su cui si svolge questa maratona di giochi mortali non viene mai rivelata nella serie, ma alcuni dettagli lasciano intuire che si trovi al largo della costa della Corea del Sud.
Quello che si sa con certezza è che le scene esterne sono state girate nella città di Daejeon, la quinta metropoli più grande del Paese, situata e a poco meno di un’ora di treno ad alta velocità da Seoul.
Considerata la ‘capitale’ coreana dell’hi-tech, e per questo soprannominata “Silicon Valley dell’Asia”, Daejeon è una città tranquilla e vivibile, che ospita il più grande arboreto urbano artificiale del Paese e le terme più antiche della Corea. È anche un importante centro di arte e cultura, ma soprattutto non è estranea ai set cinematografici, dato che qui sono stati girati il film horror “Train to Busan” e la serie Netflix “Sweet Home”. La sua popolarità è sicuramente destinata a salire, ora che non si fa altro che parlare di “Squid Game”.
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