Il mondo del turismo è piano piano ripartito, ma la pandemia che volge alla fine si lascia dietro una coda avvelenata per chi riprende a viaggiare. L’organizzazione Assoutenti ha, infatti, pubblicato un dettagliato dossier in cui documenta come le compagnie aeree abbiano trasformato da gratuiti a pagamento molti servizi accessori, e anche alcuni dei servizi finora inclusi nel pacchetto complessivo, ma adesso scorporati e con costi extra.
L’organizzazione ha segnalato il problema all’Antitrust (cioè al garante del mercato) avanzando un sospetto: dietro alla raffica dei rincari non ci sarebbe solo il desiderio delle compagnie di recuperare un po’ di soldi dopo le enormi perdite dovute al Coronavirus, ma anche la tentazione di “sfruttare le paure dei viaggiatori per monetizzare il Covid e fare cassa“.
Il fenomeno delle voci di costo aggiuntive esisteva già da anni a prescindere dalla pandemia e soprattutto con le compagnie low cost. Ma l’amara novità è che adesso la tendenza si è generalizzata, in tutto il mondo, alle compagnie aeree tradizionali, come illustra un rapporto di IdeaWorks-CarTrawler pubblicato pochi giorni fa.
L’Antitrust italiano ha confermato a La Stampa che il problema è serio e che sarà , probabilmente, oggetto di una prossima istruttoria.
Infatti, comparando i biglietti aerei sui siti dei principali vettori si scopre che il costo di base è in linea con quelli degli scorsi anni, tuttavia, molti servizi legati al trasporto aereo, dagli imbarchi ai gate al bagaglio a mano, dai cibi e bevande a bordo al parcheggio auto, sono stati resi a pagamento, applicando tariffe che in casi-limite arrivano a triplicare il costo del singolo volo.
Un esempio è la scelta del posto a bordo che fino a poco tempo fa, con le compagnie tradizionali, era gratuito, mentre adesso è a pagamento. Ma non solo, più il posto è vicino alla porta di uscita degli aerei più aumenta il prezzo, sfruttando la paura di assembramenti e l’esigenza dei passeggeri di stare il minor tempo possibile a bordo. Ma non è finita qui, in fase di acquisto le società offrono costose assicurazioni di viaggio legate al Covid, per coprire le spese mediche e di rimpatrio in caso di contagio e permettere la cancellazione delle prenotazioni. Una situazione che secondo Assoutenti è un “monetizzare la paura“.
Lo studio di IdeaWorks-CarTrawler segnala anche che il campione mondiale degli extra è (per fortuna) abbastanza lontano dal raggio d’azione abituale dei viaggiatori italiani poiché è la compagnia aerea messicana Viva Aerobus ad ottenere da tutto ciò quasi metà dei suoi introiti (il 47,8%). Ma anche alcuni vettori ben noti in Italia risultano coinvolti nel fenomeno. Per esempio per Wizz Air la quota è 41,1%, per Volotea del 34,8%, per Ryanair del 31,7% e per easyJet del 20,5%.
Però, attenzione, questi sono numeri che seppur diffusi da un rapporto datato giugno 2021, si riferiscono al 2018: nel frattempo le compagnie “low cost” si sono date ulteriormente da fare (già un anno più tardi, nel 2019, Wizz Air è salita al 45,4% e Ryanair al 34,5%) e quelle tradizionali hanno colmato una parte del divario.
Sul tale condizione gli analisti del settore aeronautico hanno opinioni differenti. Gregory Alegi, già docente di gestione delle compagnie aeree, sottolinea per esempio che almeno da alcuni dei costi extra ci si può difendere: “Nessuno è obbligato a scegliere un posto a pagamento né a sottoscrivere una polizza di assicurazione”, mentre Antonio Bordoni, professore della stessa materia, dice che “lo spacchettamento delle voci di spesa è un problema serio, c’è da sperare che l’Antitrust intervenga con energia“.
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